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100 i trionfi di eva

meno bastato finchè i figliuoli avessero avuto un posto, e prima di tutti Nadina! Perchè molte erano le speranze in Nadina.

La mamma, volgendosi indietro — se ella pure fosse mancata — vedeva Nadina: i fratellini, guardando avanti, prima della mamma vedevano Nadina.

— Guai se il babbo, in paradiso, sa che tu non sei stato buono, Giulio! che tu, Rina, non hai fatto il compito, che tu, Righetto, non ti sei lavata bene la faccia! — così ammoniva Nadina: ma non c’era bisogno di ammonimenti. Erano così buoni quei tre cari, così pietosi con quegli abitini neri! Il babbo? Un nome, un simbolo oramai per loro, avvertito prima dall’abito nero, poi dal crespo nero al braccio che durò assai tempo, e — talora — da una carezza della maestra che diceva:

— Poveri piccini!

Lo stomaco, tuttavia, avvertì una maggior dose di polenta e di fagiuoli in luogo della frutta e dei dolci di una volta: ma lo stomaco quando il cuore non palpita e la pupilla non lagrima è un organo che trova in sè facili compensazioni.

Non così Nadina: non per effetto della polenta e de’ fagiuoli, ma perchè pensando al padre l’occhio avrebbe lagrimato spesso se non si fosse fatta forza nell’animo.

Ma la forza spesso non bastava e cadevano le lagrime silenziose.