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Come io mi trovai alle prese con Santippe 25

anche il dì della sua ultima battaglia, perchè si dice che il dì innanzi la morte, quando Critone tutto affannoso entrò nella carcere, che non era nè notte nè giorno, per indurlo a fuggire, Socrate, quasi destandosi alle cose esterne, gli domandò: «Critone, come è a quest’ora? è già mattutino?».

Ora in questo stato di assorbimento, sentire i lunghi discorsi di lei, tutti pieni di Idiòtes, màtaios (cretino, insensato, direbbe una nostra signora), io credo che dovesse far dispiacere a Socrate.

Sì, io credo che dovesse far dispiacere, non soltanto per le mani adunche di lei, ma perchè con quello strappo lo aveva tolto dalla mirabile primavera del suo pensiero e lo aveva richiamato ai sensi materiali, i quali secondo l’opi-