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Antonio e Cleopatra 125


— Ecco qui, onorevole: queste le xe do tagiadele de mile lire l’una, — e levò con cautela e posò con riguardo due biglietti da mille sul tavolo. — Se no i basta, lu nol deve far altro che mandar un “papiè„ al nominato Antonio, che son po’ mi.

— Sì, va bene, ma prego di spiegare.

— Ecco: la mia signora ed io, cioè tutti due solidariamente, ma ela xe la titolare riconosciuta, gavemo intenzion di aprire, in locale di nostra esclusiva proprietà, via Forni, numero civico 77, una casa di convegno, ma di primissimo ordine, ma del tutto rispettabile. Capisselo, vero?

— Una maison da tè, — disse Cleopatra con occhi imperturbabili.

— Diciamo allora, — disse Antonio, — una tea-room.

— Ma io che c’entro? — domandò l’avvocato, on. Petrucci.

Mi no so se lei, — rispose con insinuante soavità Antonio, — ci vorrà entrare. Ci entrano tanti: senatori, magistrati, procuratori. Casa seria per gli adulti! C’entrano anche reverendi sacerdoti. Li conosso, li conosso tuti mi. Ma ci vuole il permesso della Questura; e proprio adesso è venuto un questore che fa il zelante, il moralista, il puritano, il reazionario.

— Con la scusa, — disse Cleopatra, — che