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e cagionar malestri in quella specie di labirinto fra mobili, cristallerie, fiori, bamboccini, quadri, libri. Invece di accomodarsi, come aveva detto quel marcantonio, si appressò a una vetrata e lì scoperse una cosa piacevole: qualche cosa come un giardino signorile, ma così ben pettinato che le piante gli parevano di una botànica diversa: e dietro quel verde, una specie di torrione. Poi gli parve che fossero già trascorsi molti di quei momenti, e si mise a guardare per indovinar da quale porta, da quale cortinaggio sarebbe apparsa la signora marchesa. E così girando gli occhi, s’accorse che nel salotto non era solo, ma c’era lì, sopra un cuscino di raso, una vaga bestia tutta arruffata; e dall’arruffio del lungo pelo veniva fuori un brutto muso spelato e due occhi sospettosi fissi sopra di lui: un gatto? un cane? o non piuttosto una scimmia?

Una voce, dietro le spalle, lo fece trasalire:

— Ah, buon giorno. — Era la signora marchesa.

Il cui aspetto rincorò Aquilino.

Non che egli credesse che la signora marchesa, perchè marchesa, dovesse venire con la corona in testa — come le sue lettere — e il paggetto, dietro, che tien su la coda: ma