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— Ho cercato anche a te di farti mangiare cose dolci, ma te lo devo confessare: la vita è una grande amarezza. Tu sei venuto, Aquilino, a trovarmi: hai fatto bene, sei un bravo figliuolo; ma vi è chi non è venuto, e non verrà. Vi sono anche i morti sopra la terra, sai!

Gli occhi del conte si venivano appannando. Ma già la donna faceva segni ad Aquilino.

— Sì, vienimi a trovare spesso — disse accomiatandolo.

Ed Aquilino uscì, con quella scritta nell’anima:

I figli che fanno morire i padri di crepacuore.

Quando fu uscito disse al castaldo:

— Però mi pare abbastanza sollevato.

— È la morfina, — rispose il castaldo. L’ultima cosa dolce assaporata dal signor

conte.

Aquilino, dietro il castaldo, rifaceva il cammino per quelle sale tetre e chiuse; ma ad un tratto diè un balzo indietro.

Un biancore di figura umana parve che gli venisse incontro.

— Cos’è?