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— Per questo motivo anche giovedì scorso sono venuta da voi.

Secondo intervallo di silenzio.

— Avreste voi, Sconer, da prestare dieci miserabili mila lire?

— Dieci mila lire, contessina, non sono mai dieci miserabili mila lire.

— Per me sì.

— Non discuto: sul danaro esistono opinioni disparate, che spiegano il loro frequente trasloco da una tasca ad un’altra.

Lei si era venuta a sedere vicino a me su di uno sgabelletto, e cominciò a piegarsi per accarezzare con la manina la stoffa dei miei calzoni. Faceva la boccuccia, e girava gli occhi smorti.

— Faccia il piacere, contessina, stia ferma con quelle mani.

— Caro, caro Sconer, fate un piacere a me. Naturalmente il denaro vi sarà restituito, perchè il libro avrà un enorme successo.

— Quale libro?

— L’Attileide.

— Ah, sì, l’Attileide! Non ne dubito, la fiducia nel successo è la prima condizione del medesimo. Ma io non ne tratto.

— E perchè non volete trattare?

— Perchè è un affare che non conosco, ed è