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— Delizioso bere — esclama — quando si ha sete.

Questo lo so anch’io.

— Un biscotto, Sconer?

— Ce n’erano tanti, e cioccolatini anche. Ora più niente! Ma lei ha fame, contessina!

— Mio Dio, sì.

Guardo con stupore quella meravigliosa creatura, sottoposta anche lei alla legge della fame: ma sono cose che avvengono a mezzodì. Mi balena una idea luminosa.

— Contessina, se noi facessimo colazione?

— Qui?

— Sì, contessina.

— Qui all’aperto? Vicino al pozzo? Sotto quest’ombra? Ah, delizioso!

— Tanto più, contessina, che il pozzo agisce da termosifone refrigerante. Già, ma non c’è niente da mangiare. Un momento, però.

Esco, trovo Lisetta, le racconto il caso, e la prego di portare qualche cosa: ma sùbito.

Ritorno.

— Occorrerà un piatto, delle posate — dico alla contessina.

(Ecco lì la credenza con gli oggetti consegnati al fu cavalier Ginetto Sconer).

— Faccio io — dice lei.