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— Ah, meno male.

— E poi io mi diverto nella gioia del sole.

— Io no: d’estate preferisco l’ombra.

— Io invece il gran sole; e d’inverno andare per la neve, quando tutto è neve, sentir la gioia di affondare nella neve sino alla caviglia: respirare la neve.

— Allora preferisco il termosifone.

Ma perline di sudore le si venivano formando su la fronte. Ella estrasse un moccichino di merletto del tutto insufficiente perchè non era più grande della palma della mia mano. Allora io spiegai i miei bellissimi fazzoletti. — Pardon! — e ne posai uno delicatamente sul suo volto, un altro su la nuca.

— Voi, Sconer, mi velate come Iside.

— Veramente io vorrei fare il contrario.

— Siete ben temerario....

— Conserverò, contessina, questi fazzoletti imbevuti della di lei persona. Ma dicevamo? Ah, l’acqua. L’acqua qui è in fondo al pozzo, e il pozzo è cupo. Ma ora che ben mi ricordo, devono rimanere nella credenza due avanzi di una stirpe infelice. Se lei può sostituire l’acqua con lo champagne....

(Sono proprio gli avanzi di quelle bottiglie di champagne extra dry che mandai a prendere