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il romanzo della guerra 105

stria alienò ed offese, qui in Italia, nella sua storia, dal 1814 al 1859; secondo: quanti in Italia, nel loro segreto, pensano ciò che questo ingenuo ragazzo osava dire. Terzo: quanto poco ci vuole ad armare la mano di un fanatico!


Giovedì 17 settembre. Giorno natale di Titì in questa casetta al mare, dove ella vide il dì natale sei anni or sono.

— È vero che oggi è il mio giorno? Chi si invita oggi a pranzo? Viene Marino Moretti? Vai a fare la torta dolce?

Si corre verso la mobilitazione. In tanta serenità silenziosa autunnale, la mente non può concepire campi di strage e di esterminio.

***

Marino Moretti! Spesso sono andato a trovarlo nella sua vecchia casa paterna, a Cesenatico, fiorita di gelsomini e davanti il porto dalle rosse vele, ferme le navi oggi che c’è la guerra. Spesso egli venne da noi.

Caro, mite, signorile Moretti! Diceva con la sua amabile voce, un po’ blesa: — C’è un po’ di guerra anche per noi. Nei giornali, non più novelle, non più poesie! La letteratura è abolita.

— E le pare un male?

Anche Marino Moretti conviene che non è un male.