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superiora, si accostò agli uomini e lievemente disse:

— Monsignore tarderà un po’. Se vogliono intanto visitare il coro.... C’è tutta la vita del nostro Santo Gerolamo.

E precedette a guida. Si attraversò un giardino. Fiori spiravano un languore di santità. Le rose sorpresero Beatus come fossero aperte pupille. Nel mezzo del giardino lo sorprese un albero, armonioso di forme, dai cui rami pendevano luccicando bianchi pomi grandissimi.

— Quel signore? — disse la monaca. — Quel signore era Beatus, che si era soffermato a guardare quell’albero che fu detto del Bene e del Male.

Il coretto era piccino, esagonale; una galanteria del Settecento. Poteva anche sembrare un boudoir. Il soffitto simulava, con artificio di pittura, una costruzione architettonica, e nel centro era dipinto un panneggiamento azzurro, sostenuto da angioletti. Ma questi angioletti parevano amorini; e con gli occhietti maliziosi parevano dire: «Sì, dietro, c’è un’alcova». Se ne erano mai accorte le monache?