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antica voce per indicare in modo non sconvenevole il quartiere o la via della città ove sono i postriboli.

Successful-man: locuzione inglese che vale alla lettera: uomo pieno di buon successo, cioè in cui valore e specialmente fortuna s’adoprano alla riuscita ed alla conquista: tali - fra noi - il Marconi, il d’Annunzio, il Mascagni.

Successo: usato da solo, cioè senza determinazione di aggettivo (buono o cattivo), è parola discussa a lungo e ripresa dai puristi come senso ed uso di provenienza francese. La sancisce l’uso. Vedi Insuccesso.

Succhiare: V. Succhione.

Succhione: da succhiare, è propriamente il ramo rimessiticcio ed ingordo che il buon agricoltore recide a benefizio dell’albero; è detto anche bastardone o poppaione. Con senso neologico ed esteso fu usato il vocabolo succhione in una recente relazione su la Marina dell’On. Randaccio: fu divulgata da E. Ferri, deputato socialista, sul giornale l’Avanti (1904): vale come mignatta, vibrione, sanguisuga o parassita del publico sangue (denaro). Può benissimo in questo senso balzar di seggio la parola francese piovra. Cfr. Piccioletti ladruncoli bastardi, Salvataggio, Necesse est ut scandala eveniant, Rifare la verginità, Deplorato, etc., nè si dimentichi di porre mente alla ricchezza — sia pure effimera — di queste voci. Filosofia delle parole!

Succubi: V. Incubi.

Suède: fr. Svezia. Nel linguaggio della moda è voce non infrequente come attributo di guanti. Es. guanti Suède, invece che dire, di Svezia o svedesi. V. Manteau.

Sufficenza: nel senso di albagia, boria, sicumera, è il fr. suffisance; eppure parve voce efficace al Carducci che l’usò: «Asper con quella mutria con quella sufficenza con quel sussiego che in Italia è di troppi....». G. Carducci, Asprezze e Barbierie. Ricordo eziandio che il D’Azeglio (Ettore Fieramosca, XII), usando la parola suffisant, osserva che a definire questo concotto «gli Italiani mancano forse di vocabolo adattato».

Sufficit: lat., basta: quantum sufficit o quantum satis è termine dell’antica farmacopea, quanto basta, e spesso si dice per giuoco e in vario senso.

Suffisance: V. Sufficienza.

Suffisso: dal lat. sub = sotto, dopo e fixus = fisso, messo, infisso (e così prefisso da prae prima, avanti). I prefissi ed i suffissi sono brevi parolette le quali messe prima e dopo voce radicale, esprimente l’idea, il concetto, servono a mettere in movimento, per così dire, questa idea o concetto, lo plasmano, lo modificano, lo moltiplicano, lo adattano agli infiniti bisogni del pensiero e del discorso, formano, cioè, le molte parole che si dipartono da un solo concetto, come le branche e le rame da un solo tronco. I prefissi ed i suffissi non esprimono l’essere, ma uno special modo di essere. Es. ateismo; a prefisso greco (a) con valore privativo e negativo, teo = dio ([testo greco]) e ismo suffisso, esprimente un modo di essere astratto. Alcuni suffissi raggruppano, schierano sotto una data bandiera, concetti differenti, e ciò specialmente ha valore per le voci scientifiche e filosofiche. Cfr. i suffissi oide, ite, l’usatissimo ismo, il suffisso ina esprimente gli alcaloidi, come morfina, caffeina, etc. Confronta del pari i suffissi come auto (gr. [testo greco], ingl. self). Molti prefissi e suffissi sono comuni ai vari linguaggi. Mirabile meccanismo delle parole!

Suggestionabilità: attitudine ad essere eccitato da un’idea altrui, accolta nel cervello, e ad eseguirla.

Suggestione: dal lat. sub e gero = porto: atto per cui un’idea è introdotta nel cervello altrui ed accolta. Voce usata in psicologia ed in filosofia e quindi nel linguaggio comune, per influsso, efficacia, azione che persone e cose operano su noi senza il concorso diretto del nostro volere e del nostro pensiero.

Suggestivo: è notevole la preponderanza e l’abuso di questo aggettivo, tolto dal significato scientifico di suggestione: una passeggiata, un abito, la trasparenza di un volo, un paio di stivaletti, l’ora, il cielo, un libro, un discorso, etc. sono facilmente dotti suggestivi. È una delle