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428 | Diario sentimentale |
— Oh, — esclamò il borghese — , che mai ascolto! Non si faccia sentire dalla mia signora.
Poi disse: — Sono appena le dieci e mezzo, e io mi permetto, signor Pitagora, di invitarla a venire con me, e vedrà cose che non c’erano ai suoi tempi. In due ore andiamo e siamo di ritorno per la colazione.
Montarono in quel carrettino senza cavalli chiamato autò.
Il borghese spinse l’autò a una velocità spaventosa, ma Pitagora non si spaventò.
— Voi dovete fare guerre con facilità — disse dopo un po’, Pitagora, corrugando le ciglia.
— Infatti ne è terminata una poco fa, una che ha consumato il risparmio di mezzo secolo. Ma ora si ricomincia a lavorare. E come ha indovinato lei che c’è stata una guerra?
— Da questo carrettino. Se il re Alessandro il Grande, invece di giumenti, avesse avuto a sua disposizione simili mezzi di trasporto, altro che fermarsi all’Indo! Avrebbe girato tutta la terra, e si sarebbe trovato al punto di partenza.
***
Arrivarono così parlando ad una specie di città bassa, grigia e uniforme sopra cui si allineavano sottili camini con grandi pennacchi di on-