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battaglie anti-democratiche, che meritava forse di vivere e fu invece soffocato. Colautti era l’hombre dell’«Alba» : vi scriveva articoli spaventosi, sì che io temevo sempre un duello all’ultimo sangue con la democrazia, o un assalto dei socialisti a quelle povere stanze della redazione.

Piccolo, torvo, torace potente, bocca sigillata di poche parole, signore nei tratti e nel vestire. Portava breve barba intera. Appariva e scompariva dalla redazione del giornale. Mi venne a mente il Carducci: un Carducci elegante. Seppi, poi, che era invece un causeur inesauribile, piacevolissimo per i suoi paradossi. Tanti anni fummo insieme a Milano, ma non ci siamo veduti che per caso. Impossibile trovarci: lui abbandonava il caffè Savini o altri ritrovi nell’ora in cui io mi levavo. Lo interrogai perchè vivesse di notte, chè a me pareva strana cosa, non essendo egli nè bevitore, nè fumatore, nè giocatore. «Abitudini giornalistiche — mi rispose, — E poi sudicio, deforme, tedesco, mercantile, vìscido! Odore di risotto e guttaperca! (accennava a Milano). La luce del giorno fa sentire tutto questo. Ma la notte nasconde le cose in visioni fantàstiche».

Tale anche il suo spirito: amava vedere le cose in visioni fantastiche.

Venne, un’estate, a trovarmi a Rimini, la città