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di Alfredo Panzini 383

di buona famiglia, verrebbero meno dal desiderio.

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La trincea: chi ha fatto la danza della morte nelle trincee, e non vi è stato travolto, non ha che una sola via aperta davanti a sè: la via del manicomio.

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Ore infernali: eppure la stanchezza mi aveva conciliato il sonno. Mi destai che era giorno, ma non fui destato dal rombo del cannone. Sentivo nelle guance qualcosa di caldo discendere verso la bocca e vi entrava dentro. Dio del cielo! Erano brani di cervello di un caporale che giaceva vicino a me col cranio scoperchiato. Dio! Dio! Mai mi libererò da questa orribile impressione.

Tutto ha sapore di cervello umano. Schifoso! Non riesco ancora a mangiare.

Se qualcuno mi presentasse un piatto di cervello fritto all’uovo, offrendomi — se ne mangiassi — la più bella donna di tutti i tempi, fosse anche Elena, o madame Récamier, io volgerei la testa dal piatto.

È triste: ho sempre in bocca il gusto di cervello umano.