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di Alfredo Panzini 289

una contenutezza che si pensa: «Renato scriveva così come sua madre!» Appena questo sfogo di angoscia: Quei dolci occhi chiari, così limpidi, così trasparenti e profondi, vaganti in un mondo diverso e più alto. E questi cari occhi sono chiusi per sempre. Gli austriaci?... E voleva dire: «Non del tutto gli austriaci hanno colpa!»

Il 2 luglio, Renato Serra si era recato a Ravenna per essere visitato e ottenere la pròroga della licenza. Era sordo, perchè malato ancora di otite. Si rifiutarono di visitarlo. Renato Serra non obbiettò menomamente, e partì come gli fu comandato.

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Missiroli ha poi scritto di Renato Serra nel numero del 26 luglio del Carlino, con quella disperata freddezza che è propria del suo temperamento. Ma preferisco questa freddezza ai colori artificiali di altri. Ne ha scritto con molta penetrazione ed obbiettività, per modo che fra me e Missiroli, pur così diversi essendo noi due di temperamento, l’imàgine del povero Renato Serra quasi collima.

Queste che qui trascrivo sono le cose più notevoli.