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di Alfredo Panzini 285

parso sofferente e stanco. Aveva passato tutta la notte con lui. Confessava Missiroli di essere rimasto come sorpreso e soggiogato di quella sua fede razionalista, benchè la parola di lui fosse come timida.

Pregai Missiroli di ripètermi di che cosa avesse parlato quella notte con Serra; ma rispose che gli sarebbe stato difficile riferire, e conveniva pensarci. Però mi disse che Serra aveva dissentito da un ultimo scritto di Benedetto Croce, anzi gli era spiaciuto, per quanto fosse ammiratore ed amico del Croce. E lo scritto era intitolato: Dire la verità.

E allora ricercai quello scritto. Esso è nel numero del 20 marzo 1915 della «Critica». Vi trovai queste parole: «l’inganno è inganno nell’atto soltanto che tu lo senti come tale, prima non era inganno e neppure verità... La vita ha bisogno, a volta a volta di verità (verità storica) e di immagini vitali (stimoli oratori) e di queste prime ancora che di quella».

Questa distinzione è vera per chi prende il treno verso la vita, ma per Renato che prendeva, a Bologna, il treno verso la morte, non era più vera.

Se Renato Serra fosse vissuto, non so quali avanzi avrebbe fatto nel currìculum vitae. Ma que-