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di Alfredo Panzini 259

come si desidera — dice X... X... l’archivista — , ma con quattro milioni di uòmini, che abbiamo sotto le armi, mettiamo pure che se ne perda la metà, qualcosa si può fare.

Così dice l’archivista. Sul vecchio suo volto sbarbato, un po’ da frate (frati gaudenti fummo e bolognesi) le labbra rièntrano, gli occhietti lùccicano come dire: «Vedrai cosa faranno quei due milioni che saranno sottratti dai quattro mimilioni

Tutto vero!

I rosignoli che cantavano al tempo di Giulietta e Romeo sono gli stessi che cantano oggi: i vermi che rodèvano Giobbe sono gli stessi vermi che ròdono i cadàveri di oggi. Distingui tu, uomo, i rospi che furono, le ròndini che furono, da quelle che sono? E allora? Distinguerai tu i due milioni di morti dai due milioni che germoglieranno dal ventre delle donne? No! E allora? E allora ha ragione l’archivista; ma non parliamo di «progresso!»

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26 Giugno 1915, Milano.

I giornali si affrèttano a neutralizzare l’effetto della ripresa di Leopoli da parte dei tedeschi.