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di Alfredo Panzini 251

torno al suo macellaio. L’uomo è cieco, e l’Internazionale risorgerà.

Ma chi sei tu, infelice giovane, che ragioni così sàvio nella terra dei pazzi?

Verrà, verrà il tempo che i libri dei santi e dei poeti saranno letti dopo cena per tenere allegri i nuovi uomini. Leopardi e l’Evangelo sostituiranno Bertoldo.

— Parli piano, caro Gino, — dissi — e non si faccia troppo sentire. Lei corre il rischio che corro io: di perdere ogni crèdito. Per me ormai è indifferente. Io sono una vecchia disonorata meretrice. Ma lei ha il suo pulcellaggio morale, lei ha i suoi buoni genitori, che giustamente domandano che lei si faccia una posizione nel mondo. Una posizione! Capisce? È la frase della scuola. Si va a scuola per farsi la posizione.

***

Milano, 15 Giugno 1915.

Ieri sera, verso le undici, da via S. Margherita avanzò una fanfara: Fratelli d’Italia. Erano volontari bersaglieri che partivano per la frontiera; compagni, commilitoni li circondavano. Andavano piano, e mi pareva che corrèssero. Non c’era un àlito di vento, e mi pareva tempesta. Èrano pò-