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— Nè con l’inchiostro, nè col sangue: avevo trovato la soluzione semplice, naturale del problema che mi tormentava. Il violino dell’oste faceva già zin-zin e un contrabbasso faceva zun-zun: le danze sotto l’imminente luna erano cominciate.

Attesi: Quando fu notte alta, vidi fra le ballerine apparire la servetta della mia signora polacca a cui la frase, vergognati con gli occhi fuori della testa, non produceva alcun effetto morale.

La Polonia, dunque, era sola in casa.

Allora mi avviai, ed ero ben risoluto: il cancelletto era aperto e la sabbia del viale non produceva alcun rumore.

Povera e buona signora! Me ne rimorde un po’ ancora il cuore: ella aveva messo a letto i suoi piccini e si preparava in abito molto notturno a seguirli, dolce, placida, indifesa e per nulla presaga dell’avvenire di quella strana notte. Quando mi vide scavalcare la finestra a piano terreno mandò un grido...

— Di paura o di piacere?

— Chi se ne ricorda più? Ricordo che rimase immobile, paralizzata. Io ero ben gagliardo allora, e le mie braccia e tutto il mio essere si affondò in quella profumata tenerezza bianca della Polonia.

La sentii più tardi mezza dormiente sussurrare alle mie orecchie: — Da quanto tempo ti aspettavo bell’italiano! — E la mattina mi diceva quasi