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— Ma io non credo — disse ad un tratto assumendo un’aria ben strana di serietà. — Anzi è un affare rimediabile. Dunque il greco, voi dite, è molto difficile. E deve essere così! E voi assicurate che anche i professori si aiutano con le traduzioni?

— Sì, signora, con le traduzioni letterali dal francese. Io non dico che tutti i professori facciano così, ma il mio fa così.

— E voi gliel’avete detto?

— Pur troppo, signora — sospirai — , e magari potessi rimediare al malfatto!

— Semplice — disse. — Carta, penna e calamaio. Vi detto io.

*

*  *

Ora io non ricordo più come avvenne, ma so per certo che per trovare carta, penna e calamaio, io salii con lei, da lei, nel suo appartamento.

Venne ad aprire una cameriera. Non ricordo l’appartamento. Mi parve strano e diverso da quello di casa mia. Perchè diverso, non so.

La camera da letto dove mi introdusse, era misteriosamente elegante, con un lettuccio piccolo, grazioso, tutto a trine.

Ma non conservo percezioni nette; soltanto ricordo che un brivido morboso si veniva impadronendo di me, mentre ella con calma esacerbante si toglieva, allo specchio, tutti quegli strani armamenti della testa.