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ed alle iniquità dei processi loro intentati. È vero, che verso la meta del secolo XVIII quella aveva perduto molto terreno nella mente delle persone colte, è vero, che i processi allora si erano fatti radi, ma e vero altresì, che nel medesimo anno nel quale usci l’opera dell’Abbate Roveretano (1749) ad Erbipoli venne decapitata e indi bruciata Maria Renata Saenger, monaca, ed a Salisburgo una povera ragazza, accusate e condannate per istregheria, come e vero, che nella Baviera si ebbero ancora per vari anni processi contro streghe, e che nello stesso Impero R. G. se erano aboliti di fatto non lo erano ancora di diritto. Per la qual cosa l’opera del Tartarotti non va considerata come l’assalto contro un nemico debellato, ma bensì come la finale carica fatta contro le nltime posizioni da lui occupate e strenuamente difese. Egli ha dunque tutto il diritto alla riconoscenza nostra, e nella storia della stregheria, cui egli per il primo indagò ed in gran parte rivelò con criteri scientifici, il suo nome merita un posto eminente.

L’opera del nostro antore e principalmente diretta a due scopi, e cioè a distruggere la superstizione delle streghe, ed a provare, che coloro i quali ne sostenevano la realtà, specie il maggior loro campione M. Delrio, avevano difeso l’assurdo e la iniquità coll’armi della sciocca credulità, dell’intollerante fanatismo, della falsa logica, della prosnntnosa ignoranza e della bieca ipocrisia. — Egli divise lo scritto in tre libri, che per vero non corrispondono ad una esatta partizione della materia, ma che però si possono riassumere, presso poco, così:

Libro I. cap. I-VIII. Storia della stregheria.
,, ,, IX. La superstizione delle streghe discende dalla leggenda del Corteo di Diana (Holda).
,, ,, X. Il processo contro le streghe non cade a colpa di Roma papale.
,, ,, XI. Erroneità di alcune massime fondamentali di Binsfeld, Suarez e Delrio.
Libro II. cap. I-VIII. }