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posto tra gli affittaiuoli, deve necessariamente possedere qualche dote naturale di cui sieno privi i compagni de’ suoi primi anni. Queste doti sono per lo più l’accortezza, la dissimulazione, l'avidità di lucro, ed un certo istinto che lo strascina verso alcune speculazioni piuttosto che verso certe altre. Convien pure ch’egli non sia nè trattenuto nè incomodato da delicatezze o da scrupoli di coscienza, nè da pietosi riguardi per le sofferenze de’ suoi dipendenti, o pel danno ch’ei cagiona altrui affine di giovare a sè medesimo.

Queste facoltà naturali non sono già quelle che formano e che distinguono l'onesto uomo ed il cristiano; e le ricchezze, che vanno cumulandosi nelle mani di siffatti uomini, sono e rimangono sterili pel paese. A quelle facoltà, che meglio sarebbero chiamate vizi, si aggiunge a poco a poco l'orgoglio e la vanità generale del successo; poi l’ambizione di ulteriori successi ed un odio acerbissimo contro tutto ciò che gli si oppone, o che giova ad altrui piuttosto che a sè stesso.

Avvezzo dalla più tenera infanzia alle privazioni dell’estrema povertà, il contadino arricchito tratta col massimo disprezzo i lamenti che gli fanno i contadini rimasti poveri; ma ritiene di avere acquistato il diritto di compensare a sè medesimo le sofferenze antiche colla più ampia soddisfazione di tutti gli istinti materiali. Siccome però le delicatezze, e le ricercatezze del lusso elegante, sono ad esso sconosciute, gli istinti ch’ei vuol soddisfatti sono limitati al mangiare, al bere, al fumare, all’annasare tabacco. I contadini che da essi dipendono non hanno agli occhi suoi diritto alcuno di voler migliorata la loro sorte. Perchè non seguono essi il suo esempio? Perchè non seppero arricchirsi? Il povero deve patire; tale è la moralità del contadino arricchito.

Un’esistenza così spoglia di aspirazioni elevate, di tenere affezioni e di onesti propositi, deve necessariamente corrompere e degradare la condizione morale di chi se ne accontenta; ed è cosa veramente deplorabile che la sola industria in cui l'italiano abbia progredito con qualche successo anche sotto il dominio straniero, la sola industria che produce qualche vantaggio al paese, sia in parte almeno affidata ad una classe d’uomini sì poco degna della sua missione. Nè v’ha speranza che quel senso di religiosa fede, che regna generalmente negli animi dei poveri abitanti delle campagne italiane e li mantiene entro certi limiti, possa produrre simili effetti anco sui contadini ar-