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dioso tempo non ci avesse furati due pregiabili canti, che dovrem forse sospirarli per sempre. L’elevatezza del pensare, la dolcezza del verseggiare, e la naturalezza della rima, che in lui si ammirano, devono far insuperbire la Nazione Illirica, e specialmente la Patria sua di aver prodotto il suo Omero anch’essa. I più colti Dalmatini di oggi giorno non si degnano d’impiegar il proprio talento nel poetar natio, e pel timore di essere considerati barbari, dicono taluni (scioccamente credendolo un pregio) d’ignorar persino la lingua.

               . . . . . Omnia Græce
          Cum sit turpe magis nostris nescire Latine
Si potrebbe dir di loro, come Giuvenale de’ Romani.


§. XVI.

Danze, e giuochi.

L
E danze de’ Morlacchi potrebbon fors’essere il rimasuglio delle antiche Baccanti.1 Esse non
  1. In molti Autori leggesi, che le Baccanti ballavano in cerchio, e molti basso-rilievi trovati in varj luoghi lo dimostrano. Così ballano i Morlacchi. A Cista, a Mramor fra Sign, e Imoschi si vedono scolpiti a basso-rilievo varj danzanti, che si tengono per mano in atto di ballare il skoççi gori, salta su. Sì osservano inoltre molti uomini a cavallo, e questi basso rilievi dinotano senza dubbio le nozze, che si usavano a que’ tempi, e che si conservano anche oggi giorno. E dun-