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regione. Dopo sette anni passati da lui in tale ufficio, e durante i quali risiedette quasi costantemente a Baia dov’era la sede della sua prefettura, desidera (1670) ritornare in Italia, stanco delle difficoltà che gl’impedivano il disimpegno della sua missione, della gravezza del carico assuntosi ed amareggiato fors’anche per altri motivi”, quali p. es. l’indifferenza e le lungaggini burocratiche della Congregazione di Propaganda Fide, e, più ancora, gl’interni dissensi, le gelosie e le rivalità nascoste e palesi che travagliavano a que’ tempi il clero cattolico in Moldavia 1. „Nel medesimo anno (1663) manifesta alla Congr. De Prop. Fide il suo desiderio d’esser nominato vicario apostolico nella diocesi di Bacău”, secondo gli era stato promesso a Roma sette anni prima „da molti Prelati e praesertim dall’Emin-mo Sig. Card. Chigi...” che sarebbe ritornato „in Moldavia per triennium e „doppo sarebbe ritornato con dichiararlo in qualche Chiesa... Se poi” — aggiunge Mons. Vito — „vogliono honorar la sepultura, faccino quello Iddio ha determinato.” Quanto a lui „ritrova scritto che dignus est operarius mercede sua" 2. Non decidendosi la Congregazione a richiamarlo e neppure a promuoverlo, malgrado che „da tutta la Provincia” egli, il Piluzio „fosse conosciuto, e amato, e l’istesso Principe e Popoli” volessero „scrivere a S. Santità per questo effetto” (p. 157); allegando „una grand’infirmità... occorsagli in pericolo di vita” e parendogli „d’aver servito a sofficienza per spazio più di 17 anni”, il nostro Monsignore pianta baracca e burattini e se torna a Vignanello senza dimenticare di passar prima per Roma, dove certo si recò più d’una volta nei sette anni che rimase in Italia. Nell’ultimo dei quali (1677), quando già era ormai sicuro di ritornare „con altra voce” in „quelle parti... barbare” 3, stam-

  1. I costumi del quale eran si rilasciati che provocaron ben presto persecuzioni da parte dei Principi stufi di ricevere ogni giorno reclami dalla popolazione e delle accuse reciproche che i religiosi si scagliavano in faccia a vicenda. La cosa giunse al punto che il 1668, il Piluzio dovette all’intervento di un boiero italiano (Bartolomeo Bruti?) le commutazione della condanna a morte pronunziata da Iliaş-Voda contro un Padre Paolo e un Padre Sebastiano zoccolante il primo, gesuita il secondo che non sappiamo perfettamente di che si fossero resi colpevoli, ma che il Piluzio si guarda bene del difendere nel suo rapporto. Cfr. il doc. V nell’articolo citato dal Bianu.
  2. Op. cit., doc. IV, p. 157.
  3. Op. cit., doc. III, p. 155: „Per obbedire alla S. Congregatione sono ritor-