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della Fontana rossa1, l’anno stesso che vi si rappresentava, in greco, l’Oreste:

V’am dat teatru, vi-l păziți,
     Ca un lăcaș de muse,
Cu el curînd veți fi vestiți
     Prin vești departe duse.

In el năravuri îndreptați,
     Dați ascuțiri la minte;
Podoabe limbii voastre dați
     Cu rumănești cuvinte!2

Anche le condizioni del teatro apparivan cambiate non poco da quelle degli anni 1819-20, quando si rappresentarono, per la prima volta davanti a un pubblico largo, l’Oreste e il Filippo. Da tre anni esisteva la Società Filarmonica, che, fondata (nel dicembre del 1833) da Ioan Heliade-Rădulescu, si proponeva la formazione di un teatro nazionale in lingua rumena e con attori rumeni, che servisse a nutrir viva nel cuore la fiamma dell’amor patrio. A questo scopo patriottico, che i membri della Società si guardavan bene però dal confessare apertamente,



    tativo non attecchì per allora; ma, rinnovato di lì a non molto, riuscì alla fondazione della Società Filarmonica, che seppe dare alla Rumania il suo teatro. Cfr. Ollănescu, op. cit., p. 37. Secondo il Filimon, op. cit., p. 181, nota 2-a, la traduzione non sarebbe stata fatta da Heliade, ma da A. Naniescu, „unul dintre juniĭ actorĭ români”, ed Heliade vi avrebbe sostenuto la parte di Ecuba „și rolul de suflet”. Poichè, sì l’Ollănescu che il Filimon si fondano sulla tradizione orale, non abbiamo elementi di giudizio bastevoli per deciderci per l’uno o per l’altro dei traduttori.

  1. A Bucarest dunque e in Muntenia. Per ciò che riguarda la Moldavia, fin dal 1816-17, gli scolari di Asaki recitarono nella casa di un vecchio boiardo, il Hatman (=comandante generale della cavalleria moldava), Costachi Ghica, Mirtil și Cloe „,piesă, în genul ușor, copilăresc al luì Gessner și Florian— pastorală de salon, cu suspinele parfumate și mieiĭ înfățișată în horbote legați cu panglicuțe trandafiriĭ și albastre”. Cfr. N. Iorga, Istoria literaturiĭ românești în veacul al XIX-lea, vol. I, p. 21. La traduzione, opera di G. Asaki, pubblicata assai più tardi (il 1850), contiene, come ha rilevato il Iorga, non pochi neologismi occidentali, fra i quali parecchi italianismi.
  2. „V’ho dato un teatro, sappiatevelo conservare | come una dimora delle Muse; | con esso sarete subito informati | con notizie apportate di lontano. | Correggete in esso i vostri vizii | e date ascolto alla ragione; | date ornamenti alla lingua vostra | con parole rumene”. Il prologo dal quale ho tolto questi pochi versi, era intitolato Saturno.