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Per la fortuna del Teatro Alfieriano in Rumania


1. Introduzione.

Emilio Bertana, trattando (nel ventesimo capitolo della sua poderosa monografia su Vittorio Alfieri)1 della fortuna che le tragedie del grande astigiano ebbero in Italia; dopo aver osservato, che, „se l’Alfieri non fondò proprio una vera scuola.... è però certo” che l’influenza delle sue tragedie „si rese largamente manifesta nell’abbondantissima produzione tragica dei primi decenni dell’ottocento”; aggiunge che, „non soltanto in Italia essa si fece sentire”, ma „s’estese alquanto anche di là dalle Alpi”.

Dalla citazione che il Bertana fa a questo punto del Dejob2, appar chiaro come egli intenda alludere in particolar modo agli imitatori, che il nostro grande autore tragico ebbe persino in Francia, dove, sia perchè autore del Misogallo, sia per la famosa polemica sulle pretese imitazioni dai tragici francesi, l’Alfieri non ebbe mai troppo ospitali accoglienze. Dalla Bibliografia alfieriana del Mazzatinti3, rilevo che, se ci è stato qualche stu-



  1. Torino, Loescher, 2-a ed., 1904, p. 585.
  2. Ch. Déjob, Études sur la tragédie, Paris, Colin, 1897, pp. 277 sgg
  3. G. Mazzatinti, Bibliografia alfieriana in Rivista d’Italia, ottobre 1903, p. 706. Par strano che in codesta Bibliografia, tutt’altro che completa, non si trovi fatto neppure un cenno delle traduzioni, non dico greche e rumene che sarebbe pretendere un po’ troppo, ma neppure francesi e tedesche, che delle Opere