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conchiuse facendomi avvertire come, dalla battaglia di Lepanto a quella di Psitos, dai Diarii di Marino Sanuto agli Annali dell’Islam di Leone Caetani, dalle Relazioni degli Ambasciatori veneti ai Discorsi di politica estera di Tommaso Tittoni; le relazioni politiche, commerciali e intellettuali fra l’Italia e l’Oriente sien rimaste press’a poco le stesse, sì che lo studiarne attraverso i secoli le vicende possa riuscir di somma utilità per l’avvenire.

Quando il quadro ebbe finito di parlare, la nube passeggiera era già lontana, e, al di là dei Giardini, indovinavo la laguna tornata più verde che un chiaro smeraldo, e la lontana isola affocata di S. Giorgio, e Piazza S. Marco sfolgorata dal sole. Innanzi a me, il quadro ora taceva, non parlando altro linguaggio che quello della bellezza, nel solenne avvicendarsi dell’ombra e della luce. Il bel costume veneziano modellava negli abbracciamenti della maglia le forme efebiche del giovinetto esploratore, spiccava inconsciamente elegante nella purezza armonica delle sue linee, sul fasto insolente di quella lontana corte barbarica; giustificando la fissità ansiosa degli sguardi atterriti, che sembravano avvolgere il giovinetto in una atmosfera di prodigio e di sogno. Solo l’oggetto di tanta curiosità restava imperturbato, in un atteggiamento, che, senza aver nulla dello spavaldo, pur rivelava una sicurezza piena di decoro. Aveva la mano destra al petto più, sembrava, per giocherellar con la catenina d’oro che gli pendeva dal collo, che in atto di saluto; mentre il berretto piumato che reggeva con la destra, pendeva inerte lungo la coscia. A testa alta, ritto, elegante, svelto, non era egli forse in quella corte il Dominatore? il solo che non temesse? il solo che non mostrasse alcuna preoccupazione? Il Gran Cane in persona par sollevarsi alquanto dal suo soglio prezioso e protendersi ad ammirare il prodigio; ma il giovanetto rimane indifferente, mentre un lieve, enigmatico sorriso gl’increspa il labbro adolescente. E prodigiosa era in fatti l’impresa, quando si pensi soprattutto ai tempi, irei quali essa fu tentata; ardita e nobile impresa degna in tutto di quel patriziato veneto, in cui sembrava riviver la semenza santa di quei romani, le cui legioni si eran distese per tutto il mondo! Il Milione di Marco Polo è il primo libro di viaggi italiano, dovuto a uno di quei mercanti veneziani che sapevano all’occorrenza trattar la spada e il remo, il liuto e la penna, e, tra un’occhiata al libro mastro e una carezza da