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I.


Dalle «Poesie Popolari Romene».

LO SPARVIERO E IL FIOR DI FRAGOLA

Su in vetta a un abetino
s’è posato uno sparvierino,
egli guarda fisso al sole,
sempre agitando l’ali.
Giù ai piedi dell’abete
cresce il fior della fragola.
Esso dal sole si guarda
e all’ombra si tien stretto:
— Fiorellino di montagna,
io son sparviero di buon lignaggio,
esci dall’ombra, dal cespo,
ch’io ti vegga alla luce il visino,
che fino a me è arrivato
il profumo dolce che spandi,
sicché mi son fitto in capo
di prenderti su di un’ala
e portarti vicino al sole
finché tu dia frutto
e di me t’innamori.
— Sparvierino bel parlante,
ognuno col suo destino:
tu hai l’ale per volare,
per innalzarti fino al sole,
io all’ombra, al fresco,
ho il destino di un fiore.
Tu ti culli su nel vento,
io mi cullo sull’erba;
va’ per la tua strada, con Dio

    una bella cornice antica, con delicate sfumature psicologiche e scene pittoresche». Nelle sue commedie in prosa (Piatra din casă, Chirița din Iași, Iorgu dela Sagadura, Boieri și ciocoi) benché quasi tutte ridotte e adattate dal francese, si leggono scene vivissime dei costumi provinciali di quel tempo colti dal vero con felicità goldoniana, e deliziosa resta anche oggi quella intitolata Barbu lăutarul piena di delicato rimpianto degli antichi costumi patriarcali prossimi a sparire per sempre «come una canzone antica». In «Lipitorile satelor» (Le sanguisughe dei villaggi) che ho avuto la fortuna di veder rappresentata dal grande attore Petre Liciu che ne aveva fatto il suo cavallo di battaglia; son rappresentate al vivo le sofferenze del contadino romeno lasciato alla mercè degli usurai ebrei, vere sanguisughe dei villaggi che si arricchivano alle spalle delle loro vittime. Come prosatore ci lasciò soprattutto descrizioni di viaggi e relazioni delle sue missioni diplomatiche, scritte in quello stile francesizzante, con arie di spigliatezza e di spiritosità, che si può da noi osservare (e talora ammirare) nei romanzi di Anton Giulio Barrili.