Pagina:Oriani - Oro incenso mirra, Bologna, Cappelli, 1943.djvu/16


Vi debbono ben dire che siete bella, poi lo credono. Siete alta, sottile, avete un portamento inimitabile, una freschezza di gran fiore. Le vostre eleganze parigine disorientano i loro gusti e i loro giudizi provinciali; qualche volta, in teatro o in carrozza, vi obliate in pose da sognatrice.

Lelio, che la guardava negli occhi, glieli vide battere improvvisamente: le loro ciglia troppo lunghe passavano dai fori del mascherino come una peluria di seta.

— Per voi non sono così?

— Io vi conosco.

— Senza avermi mai parlato prima d’ora.

— Mai.

— Siete stravagante.

— Confessate che da quattro anni, i quattro anni del vostro matrimonio, non siete mai stata come vi credono i vostri cortigiani.

— Vorreste il mio segreto.

— Sono io che ve lo dirò.

Ella ebbe un gesto.

— Bisogna amarvi per averlo indovinato. Voi non siete la principessa di Montalto nata contessa Malavolti; eravate come straniera nella casa fredda di vostra madre, siete appena un’ospite in quella di vostro marito. Dovunque siate nata e comunque viviate, in voi è qualche cosa di diverso dalla famiglia e dalla razza, cui appartenete. Il vostro mondo non è questo, l’ignorate voi stessa, e nemmeno io saprei dirvelo; ma deve essere lontano, in una di quelle regioni e di quelle epoche nelle quali il disordine era la poesia della vita, e ogni passione alzava la bandiera della propria libertà. Adesso invece vi manca tutto, siete malcontenta, annoiata: la vostra eleganza non è che un omaggio reso alla