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finisce, e riappare l'uomo che credendosi sempre un maestro della politica si muta in subalterno. Quindi Macchiavelli pensa di dedicare il libro a Giuliano dei Medici, pel quale Leone X stava intrigando un principato. A questo modo Macchiavelli sperava di poter diventare il Mentore del nuovo Telemaco. Ma procrastina tanto che Giuliano muore. Allora risolvendo di dedicarlo a Lorenzo vi antepone una lettera e forse non manda mai nè l'uno nè l'altro, giacchè non si è mai saputo se Lorenzo accettasse la dedicatoria o prendesse conoscenza della scrittura.

L'uomo nel Macchiavelli è sempre al di sotto dello scrittore.

Sebbene il Macchiavelli avesse nel Principe la più trasparente chiarezza, il libro, appena stampato lui morto, diede luogo alle più disparate e direi quasi alle più disperate interpretazioni. Il Mohl ne ha compiuto il migliore elenco fino al 1858, il Villari lo ha proseguito sino ai nostri giorni, ma finchè visse il Macchiavelli, le poche copie che girarono manoscritte del libro non destarono scandalo: le opinioni e le massime del Principe erano quelle medesime del tempo. Il secolo non aveva una coscienza morale che potesse offendersene, mentre la sua coscienza storica vi si vedeva mirabilmente ritratta. Guicciardini, che aveva combattuti i Discorsi