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dell'albero più denso presso il parapetto del ponte, se il viandante arrestatosi ad ascoltarlo sia Catullo che si reca in villa a Sermione, o Tasso che si allontana mendicando? Che importa al passero garrente sulle siepi nei pigri mattini dell'autunno, se il primo frate che si ferma ad ammirarlo e gli sorride come per un conforto ricevuto a una nuova giornata di lotta, sia Lutero che ritorna da Roma meditando la terribile rivoluzione onde incendierà tutta l'Europa, o S. Francesco d'Assisi che s'affretta verso l'abituro di un povero per compiervi un altro miracolo di amore? Che importa al falco roteante nell'aria colle ali dorate dal sole del meriggio, se lo sguardo umano che lo ammira dalla strada sia quello di Corradino di Svevia, fanciullo cacciatore di corona, o quello di un vecchio uccellatore al quale la sua vista ricorda molti drammi minuti di zimbelli ciuffati da altri falchi sulle verdi platee dei paretai? Forse che i falchi d'oggi rammentano come i falchi medio-evali cacciassero nei cieli per l'uomo, riportandogli la preda appena li richiamava col logoro, o forse che anche allora i falchi liberi sapevano qualche cosa della vita dei falchi schiavi?

La natura non muta allo sguardo dell'uomo, ma bensì nel suo sguardo.

Quando Michelangelo e Tiziano sono passati per la via Emilia, guardandone i paesaggi e ritraendone