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                       adelchi.
                                     Il Dio
Che di tutto consola.
                    (si volge a CARLO)
                         E tu superbo
Nemico mio....

                        carlo.
                       Con questo nome, Adelchi,
Più non chiamarmi; il fui: ma con le tombe
Empia e villana è nimistà; né tale,
Credilo, in cor cape di Carlo.

                       adelchi.
                                    E amico
Il mio parlar sarà, supplice, e schivo
D’ogni ricordo ad ambo amaro, e a questo
Per cui ti prego, e la morente mano
Ripongo nella tua. Che tanta preda
Tu lasci in libertà.... questo io non chiedo....
Chè vano, il veggo, il mio pregar saria,
Vano il pregar d’ogni mortale. Immoto
È il senno tuo; nè a questo segno arriva
Il tuo perdon. Quel che negar non puoi
Senza esser crudo, io ti domando. Mite,
Quant’esser può, scevra d’insulto sia
La prigionia di questo antico, e quale
La imploreresti al padre tuo, se il cielo
Al dolor di lasciarlo in forza altrui
Ti destinava. Il venerabil capo
D’ogni oltraggio difendi: i forti contro
I caduti, son molti; e la crudele
Vista ei non deve sopportar d’alcuno
Che vassallo il tradì.

                        carlo.
                           Porta all’avello
Questa lieta certezza: Adelchi, il cielo
Testimonio mi sia; la tua preghiera
È parola di Carlo.

                       adelchi.
                       Il tuo nemico
Prega per te, morendo.