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atto terzo. 45


SCENA II.


ADELCHI, DESIDERIO.

                   (ANFRIDO si ritira)

                       desiderio.
Figlio, a te, rege qual son io, m’è tolto
Esser largo d’onor: farti più grande
Nessun mortale il può; ma un premio io tengo
Caro alla tua pietà, la gioia e l’alte
Lodi d’un padre. Salvator d’un regno,
La tua gloria or comincia: altro più largo
E agevol campo le si schiude. I dubbi,
Ed il timor, che a’ miei disegni un giorno
Tu frapponevi, ecco, gli ha sciolti il tuo
Braccio; ogni scusa il tuo valor ti fura.
Dissipator di Francia! io ti saluto
Conquistator di Roma: al nobil serto
Che non intero mai passò sul capo
Di venti re, tu di tua man porrai
L’ultima fronda, e la più bella.

                       adelchi.
                                           A quale
Tu vogli impresa, il tuo guerriero, o padre,
Ubbidiente seguiratti.

                       desiderio.
                            E a tanto
Acquisto, o figlio, ubbidienza sola
Spinger ti può?

                       adelchi.
Questa è in mia mano; e intera
L’avrai, fin ch’io respiro.

                       desiderio.
                                    Ubbidiresti
Biasmando?

                       adelchi.
                    Ubbedirei.

                       desiderio.
                                Gloria e tormento
Della canizie mia, braccio del padre
Nella battaglia, e ne’ consigli inciampo!
Sempre così, sempre fia d’uopo a forza
Traggerti alla vittoria?