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capitolo nono 489

della conversione: essi stessi erano gli autori di questo disordine di spirito sconosciuto agli antichi moralisti.» Allora? Ma a che tempo ci porteremo, per trovar l’origine di questa predicazione? Ma, se tra gli antichi moralisti contiamo i Padri, questo disordine non era certamente sconosciuto a quelli di loro, che, ne’ primi secoli della Chiesa, declamarono tanto contro i clinici1. Ma in un libro molto più antico de’ casisti, de’ clinici e de Padri, sta scritto: «Non tardare a convertirti al Signore, e non differire da un giorno all’altro2.» Infatti, al momento che è stata data agli uomini l’idea della conversione, essi hanno potuto aggiungerci quella della dilazione. Invano predicarono contro il ritardo della conversione. Invano? perchè? Non predicarono forse cose conformi alla ragione? Hanno o non hanno provato che il tardare a convertirsi è un delirio? Si può fare a’ loro discorsi un’obiezione sensata? Sarà sempre invano che si dirà agli uomini la verità più importante per loro? Ma si può credere che non sia sempre stato invano. Certo, la semenza della parola può cadere nella strada e sulle pietre e tra le spine, ma trova anche qualche volta la bona terra; e credere che delle verità tanto incontrastabili e tanto gravi siano state sempre predicate invano, sarebbe un disperare della grazia di Dio, e della ragione dell’uomo.

Erano essi medesimi gli autori di questo disordine di spirito. Ah! se i cristiani che vivono in quello facessero loro un tal rimprovero, non avrebbero essi ragione di rispondere: «Noi? È dunque col predicarvi la conversione, che v’abbiamo portati a vivere nel peccato, e a differirla? È dunque col parlarvi delle ricchezze della misericordia, che v’abbiamo a animati a disprezzarle? Noi v’abbiamo detto: Venite, adoriamo, prosterniamoci e preghiamo; v’abbiamo detto: Oggi che udite la sua voce, non vogliate indurire i vostri cori3; e voi pensate a un domani che noi non «v’abbiamo mai promesso, a un domani del quale cerchiamo di farvi diffidare; e siamo noi gli autori del vostro indurimento? Certo, noi siamo i mondi del vostro sangue4.» Così potrebbero rispondere, se ci fosse un linguaggio per giustificare la predicazione del Vangelo in faccia al mondo. O potrebbero anche opporre a quest’accusa l’accuse che si fanno loro, di spaventare gli uomini con l’idee truci e lugubri di morte e di giudizio, per eccitarli alla conversione.

Ma, se la Chiesa ha così poca fiducia nelle conversioni in punto di morte, perchè si fa vedere così sollecita, nell’assistere il peccatore moribondo? Appunto perchè la sua fiducia è poca, essa riunisce tutti i suoi sforzi; appunto perchè l’impresa è difficile, impiega tutta la carità del suo core e delle sue parole. Un filo di speranza di salvare un suo figlio basta alla Chiesa per non abbandonarlo; ma con questo insegna forse a’ suoi figli, a ridursi a un filo di speranza? Quegli uomini benemeriti che amministrano i soccorsi a chi è cavato da un fiume, con poca o nessuna apparenza di vita, possono forse esser tacciati d’incoraggir gli uomini a affogarsi?

S’osservi a questo proposito, che la Chiesa pare quasi che abbia due linguaggi su questa materia; poichè cerca d’ispirar terrore a’ peccatori che, nel vigore della saluto, si promettono confusamente nell’avvenire il tempo di peccare e di convertirsi; e cerca d’ispirar fiducia a’ peccatori

  1. È noto che clinici furono chiamati quelli che, quantunque persuasi della verità del cristianesimo, continuavano a vivere gentilescamente, per non assoggettarsi al suo giogo, e proponevano di ricevere il battesimo in punto di morte.
  2. Non tardes converti ad Dominum, et ne differas de die in diem. Ecclesiast. V, 8.
  3. Venite, adoremus, et procedamus, et ploremus ante Dominum.... Hodie si vocem eius audieritis, nolite obdurare corda vestra. Ps. XCIV, 6, 8.
  4. Quapropter contestor vos hodierna die, quia mundus sum a sanguine omnium. Paul. in Act. Apost. XX, 26.