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atto secondo. 239


   Cadon trepidi a pie de’ nemici,
Gettan l’arme, si danno prigioni:
Il clamor delle turbe vittrici
Copre i lai del tapino che mor.
Un corriero è salito in arcioni;
Prende un foglio, il ripone, s’avvia,
Sferza, sprona, divora la via;
Ogni villa si desta al rumor.

   Perchè tutti sul pesto cammino
Dalle case, dai campi accorrete?
Ognun chiede con ansia al vicino,
Che gioconda novella recò?
Donde ei venga infelici, il sapete,
E sperate che gioia favelli?
I fratelli hanno uccisi i fratelli:
Questa orrenda novella vi do.

   Odo intorno festevoli gridi;
S’orna il tempio, e risona del canto;
Già s’innalzan dai cori omicidi
Grazie ed inni che abbomina il ciel.
Giù dal cerchio dell’alpi frattanto
Lo straniero gli sguardi rivolve;
Vede i forti che mordon la polve,
E li conta con gioia crudel.

   Affrettatevi, empite le schiere.
Sospendete i trionfi ed i giochi,
Ritornate alle vostre bandiere:
Lo straniero discende; egli è qui.
Vincitor! Siete deboli e pochi?
Ma per questo a sfidarvi ei discende;
E voglioso a quei campi v’attende
Dove il vostro fratello perì.

   Tu che angusta a’ tuoi figli parevi,
Tu che in pace nutrirli non sai,
Fatal terra, gli estrani ricevi:
Tal giudizio comincia per te.
Un nemico che offeso non hai,
A tue mense insultando s’asside;
Degli stolti le spoglie divide;
Toglie il brando di mano a’ tuoi re.