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232 il conte di carmagnola

Della battaglia Fortebraccio; e il nostro
Uffizio sia con impeto serrarci
Addosso al campo del nemico, aprirlo,
E spingerci a Maclodio. Voi, Torello,
E voi, Pergola, a cui sì dubbia sembra
Questa giornata, io pongo in vostra mano
L’assicurarla; voi discosti alquanto,
Il retroguardo avrete. O la fortuna,
Pur come suol, seconda i valorosi,
E rompiamo il nemico; e voi piombate
Sopra i dispersi. Ma s’ei dura incontro
L’impeto nostro, e ci vedete entrati
D’onde uscir soli non possiam; venite
A noi, reggete i periglianti amici;
Chè, per cosa che avvenga, io vi prometto,
Retrocedere a voi non ci vedrete.

fortebraccio.


Non ci vedrete, no.

sforza.


                                   Siatene certi.

fortebraccio.


Sia lode al ciel, combatteremo alfine:
Mai non accadde a capitan, ch’io sappia,
Per non fare il suo mestier contender tanto.

pergola.


O Carmagnola, tu pensasti che oggi
Il giovenil corruccio alla prudenza
Prevarrebbe dei vecchi; e ti apponesti.

fortebraccio.


Sì, la prudenza è la virtù dei vecchi:
Ella cresce cogli anni, e tanto cresce
Che alfin diventa.......

pergola.


                                             Ebben, dite.

fortebraccio.


                                                                      Paura;
Poi che volete ad ogni modo udirlo.

malatesti.


Fortebraccio!

pergola.


                         L’hai detto. Ad un soldato
Che già più volte avea pugnato e vinto