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appendice al capitolo quarto 179

affatto consonante e con l’intento del passo intero, e con le circostanze del momento storico.

Le parole populi aggravati sono prese da tutti per un nominativo plurale: i popoli aggravati. E non ci sarebbe che dire se, intese così, concorressero a produrre un senso soddisfacente. Ma ciò non essendo, bisogna pur badare che potrebbero essere anche un genitivo singolare, e voler dire: del popolo aggravato. È vero che allora la frase rimane senza nominativo; ma lo ritroviamo subito nell’antecedente: Duces qui tunc erant, omnem substantiarum suarum medietatem regalibus usibus tribuunt.... populi tamen aggravati per Langobardos hospites partiuntur. L’accusativo lo troviamo in questo hospites, staccandolo dal per Langobardos. E abbiamo così un contesto grammaticalmente regolarissimo, e da potersi tradurre letteralmente così: I duchi cedono al re la metà delle loro sostanze; e nondimeno dividono tra i longobardi gli ospiti del popolo aggravato.

Ma, e il senso?

Se non c’inganniamo, n’esce uno affatto a proposito, quando si badi che nel medio evo la voce hospites, tra i vari suoi significati e, per dir così, sottosignificati, ebbe anche quello di: poveri erranti, senza ricovero. Eccone un esempio d’un capitolare di Carlomagno: Ut (Presbyteri) hospitales sint: quia multi qui sciunt hospitem supervenire ad Ecclesiam suam, fugiunt. Apostolus jubet, et cetera Scriptura divina, sectando sequi. Illi e contrario faciunt, et pauperibus subvenire metuunt 1. Ognuno vede che qui c’è qualcosa di più che nell’hospes della latinità gentilesca: è il forestiere raccomandato, non solamente all’amicizia particolare, ma alla carità universale; e nel forestiere è principalmente contemplata la qualità di povero. Questa sublime alterazione di senso era venuta dalla Volgata, come s’indovinerebbe, ma è anche indicato in altro capitolare di Carlo medesimo: Hospites, peregrini et pauperes, susceptiones regulares et canonicas per loca diversa habeant: quia ipse Dominus dicturus erit in remuneratione magni dici: Hospes eram, et suscepistis me 2. Fu poi questa voce adoprata per estensione a significare anche poveri in genere; e il Ducange ne cita un esempio caratteristico. In una costituzione, dell’anno 889, di Ricolfo vescovo di Soissons, nella quale è proposta la regola di vari concili sulla distribuzione dell’entrate ecclesiastiche, è detto: Quarta (pars) hospitibus, in vece di pauperibus, che è la parola usata da que’ concili. E di qui le voci, hospitium, hospitale, hospitalitas, e altre 3, appropriate a significare e quartieri e edifizi destinati ad albergare o pellegrini, o viandanti poveri, o poveri anche paesani, e finalmente ammalati.

Per veder poi quali potessero essere, al momento della restaurazione del regno, questi disgraziati raminghi, basta rammentarsi ciò che lo storico racconta dell’interregno. «Sotto il comando di questi duchi, i Longobardi invasero e soggiogarono la maggior parte dell’Italia non ancora conquistata, spogliando chiese, ammazzando sacerdoti, diroccando città, sterminando popolazioni intere 4». Certo, quest’ultime parole non sono da intendersi letteralmente: molti si sottrassero con la fuga alla strage;

  1. Capitulare l’incerti anni, Cap. 8; Baluz. T. I, p. 531.
  2. Capitul. Aquisgran. Cap. 73; Baluz. T. I, pag. 238.
  3. V. il Ducange.
  4. Per hos Langobardorum duces, septimo anno ab adventu Albuuin et totius gentis, spoliatis ecclesiis, sacerdotibus interfectis, civitatibus subrutis, populisque, qui more segetum excreverant, extinctis, exceptis his regionibus quas Albuuin ceperat, Italia ex maxima parte capta et a Langobardis subjugata est. II, 32.