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554 GUERRE GOTTICHE

da a Totila esortandolo a deporre le armi, ed a piegare una volta l’animo suo a pacifici pensieri, essendo che attorniato da poche e frettolosamente raccolte cerne e’ spererebbe invano di resistere assai tempo alle forze di tutto il romano impero. Fece pure a’ suoi legati comandamento che allo scorgere in lui eccessiva brama di guerra lo invitassero tosto a stabilire il giorno della pugna. Queglino venuti alla presenza del re eseguirono esattamente la mandata, e udendosi rispondere che i Romani dovean cimentare ad ogni modo la sorte d’una battaglia pronti soggiunsero: E bene, o valentissimo re, determina il quando; ed egli: dopo non più d’otto giorni saremo a combattervi. I messi fatto ritorno esposero a Narsete in quali termini stessero le cose, ma questi paventando insidie si apprestò nella dimane medesima a tenzonare, nè mal s’appose, imperciocchè in essa il re prevenendo la voce della sua venuta distese in ordinanza l’esercito. Gli uni e gli altri allora miraronsi di fronte, nè a maggior intervallo d’un due balestrate.

II. Una collina ivi posta in entrambi accese vivissima brama di sè, sembrando loro vantaggioso il potere offendere da alto a basso la contraria fazione. Di più, in quel suolo sparso di tombe, come ho detto, i Gotti ad investire da tergo il nemico doveano di necessità valersi d’un sentiero alle radici dell’altura, che se per lo contrario fossersi al possesso di lei molesterebbonlo da quinci e da quindi cogli archi, e fors’anche nel fervor della pugna verrebbero a circondarlo; i Romani poi chiaro veggenti le costoro mene voleano pur