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LIBRO PRIMO 23

nuto a lei carezzalo; quindi con fermezza gli espone che già da lungo tempo erale nota la generale opinione su la vicina morte del figlio, non facendone più mistero tutti i medici, e vedendo co’ suoi proprii occhi aggravarglisi di giorno in giorno il male; e siccome ben conosceva non troppo vantaggiosamente sonare alle orecchie de’ Gotti e degli Italiani il nome di Teodato, unico rampollo della prosapia di Teuderico, ella erasi posta in cuore di ribattere quella turpe rinomanza per metterlo, giunta l’ora, senza ostacoli a parte del regno: se non che aver temuto, osservantissima del giusto, non talvolta coloro, i quali circondavanla, per richiamarsi d’ingiurie da lui sofferte, andassero dicendo apertamente mancare nello stato da chi sperar giustizia, sendo la repubblica nelle mani d’un loro nemico; or dunque per opera sua purgato da qualunque sospetto e tornato al possesso d’un’ottima fama invitavalo al trono; volere bensì nei più solenni modi e’ sagramentasse di viver pago del solo nome reale, e di lasciare il reggimento, come per lo innanzi, a lei. Teodato, udite le condizioni, giurando promise di mal animo e con frode, non dimentico sì presto delle trascorse vicende, che in tutto si conformerebbe ai detti di Amalasunta, la quale eziandio alla sua volta candidamente sagramentò questi accordi, e così vittima del suo inganno proclamollo re: mandati quindi ambasciadori di sua gente in Bizanzio partecipa il fatto a Giustiniano Augusto.

III. Teodato asceso il trono schernì del tutto le speranze della regina ad un tempo ed i suoi giuramenti: conciossiachè, pigliato a proteggere gli affini de’ Gotti,