Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/256

246 GUERRE GOTTICHE

a Teudeberto: «È mio intendimento, o egregio Teudeberto, che la menzogna mal si convenga ad animo virtuoso, ed in ispecie signore di moltissime genti, nè tollerarsi nella stessa infima plebe in spregio de’ patti colla violazione d’un giuro autenticato per iscritto. Nè puoi tu ignorarti reo di sì enorme colpa, il quale promessoci da prima unire le tue armi alle nostra contro de’ Gotti, ora non t’accontenti dichiararti per nessuna delle due fazioni, ma con la massima sconsigliatezza tale ne vieni contra noi armato. Non voler commettere, chiarissimo re, sì indegna turpitudine verso cotanto imperatore, potendo costui renderti la pariglia in rilevantissime cose, e vendicarsi a dovizia della tua superchieria. Abbi dunque per lo migliore di vivere con sicurezza negli antichi tuoi possedimenti, che non porne a ripentaglio parte, ed a fè mia di ben molta importanza, tentando usurpare l’altrui.» Teudeberto letto il foglio più non sapendo che si fare, e ripreso da’ Germani dell’aver lasciato perire cotanti individui senza causa o pretesto in deserta regione, levò il campo, e retrocedette prestamente nel suo regno.