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94 | GUERRE GOTTICHE |
tica quella de’ Greci, inetti a difenderli, e da cui l’Italia non avea mai veduto uscir fuori che tragèdi, istrioni e pirati: terminate quindi tali ed altrettali dicerie retrocedette alla volta de’ suoi. A’ Romani sembrava intanto meritevolissimo di riso Belisario, il quale a grave stento campato dai nemici volea ch’e’ si stessero tranquilli, e tenessero a vile i barbari aggiungendo essere più che certo di pervenire a sconfiggerli con la forza; ed in qual modo concepito avesse cotanta fiducia del valor suo formerà l’argomento de’ miei futuri discorsi. Era ben avanzata la notte quando sua moglie e tutti gli amici quivi presenti, vedendolo ancora digiuno, lo indussero a trangugiare almeno qualche bricciolo di pane. Alla perfine senza nulla imprendere si passarono le ore notturne da ambe le parti.
CAPO XIX.
I Gotti formano sette campi. — Tagliano gli acquidotti della città e demoliscono i molini eretti da Belisario. Questi ne ordina il rifacimento.
I. Apparso il nuovo giorno i Gotti speranzosi d’impadronirsi a tutto bell’agio di Roma assediandola, in causa della vastissima circonferenza, e gl’imperiali guerreggianti per la salvezza di lei distribuironsi della seguente conformità. Le romane mura avendo quattordici porte maggiori ed altre minori il nemico pigliò a scorrazzare nell’intervallo compreso tra cinque delle