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LIBRO SECONDO 235

sue truppe all’immenso esercito di lui, ordinò che Diogene e Adulio abbandonassero l’Eufrate, e mettessero in angustia il nemico ascondendogli la destinazione loro. Quanto poi a sè provava tutto il contrario di quelle reali determinazioni, che mettevanlo fuor del pericolo di guerreggiare colla pochissima gente sua, trepidante al solo proferirsi del nome persiano, contro un esercito di tanta mole1.

V. Cosroe allora condusse tutte le truppe al di là dell’Eufrate erettovi con prestezza somma un ponte; nè il varcar de’ fiumi può intrattenere giammai gli eserciti persiani forniti sempre dei necessarii mezzi a compiere di subito questi lavori. E giunto all’altra sponda mandò a Belisario dichiarandogli che ritiravasi unicamente per mostrare il suo buon animo ai Romani, ed attendeva i loro ambasciadori, com’era giustizia di vederli prontamente comparire. Il duce imperiale, trapassato anch’egli l’Eufrate, inviò a ringraziare il Persiano dell’urbanità sua, ad accertarlo che presto riceverebbe

  1. Ben differentemente pero fu interpretato da molti questo procedere del romano duce, come narra il Nostro nella Storia Segreta. Imperciocchè dopo aver detto ch’egli discacciò dalle terre imperiali con laude il nemico, soggiunge «Pur ne trasse macchia d’obbrobio. E fu per questo, che avendo Cosroe, passato l’Eufrate, presa Callinico, città spopolatissima e sprovveduta d’ogni presidio menandone via infinite moltitudine di Romani, Belisario non curò d’inseguirlo, ma si tenne chiuso ne’ suoi alloggiamenti: sicchè ingerì sospetto o di essersi a bella posta condotto male così, o di avere secondati i nemici con la sua poltroneria» (cap. 7).