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se troppo grandi ristrinse, conforme le circostanze, e l’uso che se ne volea fare, chiedessero: onde nè la piccolezza insufficiente nè l’ampiezza soverchia dessero adito a’nemici. Per questo di Mocagiana, che in addietro consisteva in una sola torre, fece un castello, che oggi è opera compiutissima; ed Almo, dianzi troppo vasto, ridusse a stretto giro, senza pericolo che i nemici possano espugnarlo. In molti altri luoghi parimente trovato avendo non esservi a difesa che una sola torre, debole tanto da non dare alcuna fatica a chi volesse impadronirsene, egli fece costruire un castello fortissimo, siccome fece a Tricesa, e a Putedina. Meravigliosamente poi tutte le fortificazioni di Cebro, cadute in rovina, rinnovò; e in Bigrana edificò un nuovo castello, ed un altro in Ono, ove prima non v’era che una torre; e come non molto lungi da quel luogo rimanevano i soli vestigii di una città, statavi prima, tutta intera per benefizio di Giustiniano Augusto risorse nuova, e ben popolata, ritenendo l’omai dimenticato suo antico nome, che è quello di Augusta. In simil modo le rovine riparò della rocca di Edabe; e la città di Variante rilevò dalle sue rovine; e cinse Valeriana di mura, essendo dianzi nuda di ogni difesa.

Quindi pose cura a’luoghi non giacenti sul fiume, ma da esso remoti, e da lungo tempo rovinosi, di forti mura cingendoli, come fece a Castrammarte, a Zetnocorto e ad Isco. Presso il fiume poi al castello detto degli Unni, oltre molte altre provvigioni fattevi, aggiunse diligentissima attenzione a quanto potevano richiedere le mura. Poco lungi dal castello degli Unni