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aperto, e così giri per di dietro al vicino ippodromo, e ceda all’arte, e alla provvidenza umana. Giustiniano Augusto fece anche di più: chè obbligò il fiume ad andare direttamente in città, avendo piantati due argini all’una e all’altra parte, che gl’impediscono di spargersi; e così assicurato il comodo della città, la tolse da ogni timore. Perchè poi il muro sì interno che esterno di Edessa per vetustà era guasto, con nuovo e più saldo lavoro lo rifece. A ciò aggiunse ancora altra opera. In certa parte del muro, fuori della quale sorgeva una collina sovrastante alla città, v’era un castello; e gli abitanti aveano anticamente chiusa quella collina entro il circuito di Edessa, onde di quell’altura i nemici non approfittassero per penetrar dentro: ma così facendo aveano piuttosto agevolato il tentativo, perciocchè essendo il muro bassissimo, e in luogo troppo esposto, potea prendersi anche dai ragazzi per giuoco. Demolito pertanto quel muro, Giustiniano Augusto ne sostituì sulla cima di quella collina un altro, che da quell’altezza non teme assalto nemico; e facendolo da ambe le parti discendere sino alle radici della collina, lo unì alle mura della città.

Parimente le mura maggiori e minori sì di Carra, che di Callinico pel lungo corso di tempo sdruscite, demolì; e ne costrusse di nuove di grande solidità. Così pure il castello Batuenze, negligentemente trascurato, spoglio di difesa, cinse di forti mura; e gli diede il lustro di che gode al presente.