Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo I.djvu/237


203


»Capitò l’incontro, che soggiogata l’Italia fu colla moglie Antonina di ritorno a Costantinopoli Belisario, chiamatovi dall’Imperadore che lo destinava comandante supremo della guerra contra i Persiani. Era Belisario in massima grazia, ed in pienissimo onore presso tutti, e giustamente, per le vittorie che avea riportate. Solo Giovanni stringeva i denti per dispetto ed invidia; e cercava di ruinarlo non per alcun altro motivo se non per questo, che egli era odiato da tutti, quando da tutti Belisario era portato ai sette cieli; e come in esso lui era riposta la speranza de’ Romani, gli veniva di bel nuovo commessa la guerra persiana. Or Belisario ito all’esercito lasciò la moglie in Costantinopoli. Era costei sopra quanti mai fossero mortali sommamente abile ad ordire ogni specie d’inganni; nè alcuno se ne sarebbe sottratto. Adunque per rendersi benemerita di Teodora meditò contra Giovanni il seguente artifizio. Avea Giovanni una figliuola di nome Eufemia, lodatissima per modestia, ed a cagione di sua giovane età facilissima ad essere sorpresa: il padre poi l’amava tenerissimamente anche perchè era l’unica prole che avesse. A questa per molti giorni Antonina si mise a fare molte carezze; e fingendolesi amica la strinse a sè, e la fece tutta sua, giunta a metterla a parte anche de’ suoi segreti. Un giorno trovandosi sola con lei in camera, nissun altra persona presente, Antonina scaltramente incominciò a deplorare lo stato in cui eran le cose, ed a lamentarsi sul punto che Belisario dopo avere ampliato l’Imperio romano, presi e condotti a Costantinopoli con tante spoglie e tanti tesori due re, non tro-