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402 DELL’ASINO D’ORO.

Una figura, che pareva viva,
     Era di marmo scolpita davante
     111Sopra il grande arco, che l’uscio copriva:
E come Annibal sopra un elefante,
     Parea, che trionfasse, e la sua vesta
     114Era d’uom grave, famoso, e prestante.
D’alloro una ghirlanda aveva in testa,
     La faccia aveva assai gioconda, e lieta;
     117D’intorno gente, che li facean festa.
 Colui è il grande Abate di Gaeta,
     Disse la donna, come saper dei,
     120Che fu già coronato per Poeta.
Suo simulacro da’ superni Dei,
     Come tu vedi, in quel loco fu messo,
     123Con gli altri che gli sono intorno a’ piei,
Perchè ciascun, che gli venisse appresso,
     Senza altro intender, giudicar potesse
     126Quai sian le genti là serrate in esso.
Ma facciam sì omai, ch’io non perdesse
     Cotanto tempo a riguardar costui,
     129Che l’ora del tornar sopragiungesse.
Vienne dunque con meco; e se mai fui
     Cortese, ti parrò a questa volta,
     132Nel dimostrarti questi luoghi bui;
Se tanta grazia non m’è dal Ciel tolta.