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378 DELL’ASINO D’ORO.

Volse già farne un bere in fonte Branda
     Ben tutta Siena; e poi gli mise in bocca
     24Una gocciola d’acqua aranda, aranda.
Ma se il ciel nuovi sdegni non trabocca
     Contra di me, e’ si farà sentire
     27Per tutto un raglio, e sia zara a chi tocca.
Ma prima ch’io cominci a riferire
     Dell’Asin mio i diversi accidenti,
     30Non vi rincresca una novella udire.
Fu, e non sono ancora al tutto spenti
     I suoi consorti, un certo giovanetto
     33Pure in Firenze infra l’antiche genti.
A costui venne crescendo un difetto:
     Che in ogni luogo per la via correva,
     36Ed ogni tempo senza alcun rispetto.
E tanto il padre pur via si doleva
     Di questo caso, quanto le cagioni
     39Della sua malattia men conosceva;
E volse intender molte opinioni
     Di molti Savj, e ’n più tempo vi porse
     42Mille rimedj di mille ragioni.
Oltre di questo anco e’ lo botò forse;
     Ma ciaschedun rimedio vi fu vano,
     45Perciò che sempre, e in ogni luogo corse.
Ultimamente un certo Cerretano,
     De’ quali ogni dì molti ci si vede,
     48Promise al padre suo renderlo sano.
Ma, come avvien che sempre mai si crede
     A chi promette il bene; onde deriva,
     51Che a’ medici si presta tanta fede;
E spesso lor credendo, l’uom si priva
     Del bene, e questa sol tra l’altre Sette
     54Par che del mal d’altrui si pasca, e viva;