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Poi che l’eroe di multiforme ingegno
     Dalla magica sponda il legno sciolse,
     Tornò pensosa al rilucente albergo
     E al suo telajo d’òr Circe si assise,
     Circe, terribil dea che dall’austera
     Itacense virtù prima fu vinta.
     Pigra scorrea tra’ variati stami
     La spola, agile un dì; raro l’arguto
     Pettine castigava il lento ordito,
     Già che il pensiero della dea lontano
     Veleggiava dall’opera e l’alata
     Prora inseguía con le profonde ciglia.
     Su l’inarato mare alto splendeva
     Centuplicato dagli ondosi specchi