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Libro terzo, Ode VI. 119


Come se, vinta la lite, e i tedj
    Lunghi e i clienti lasciando, celere
        Di Venafro agli ameni campi
        56O a Taranto spartana movesse.


VI.


Le colpe avite non meritevole
    Tu sconterai, Roman, se i tempj
        E l’are cadenti e le statue
        4Non restauri dal fumo annerite.

Perchè agli Dei minor ti reputi,
    Regni: indi il fine, indi il principio
        D’ogni opera; i Numi negletti
        8Molti a Esperia diêr mali ed affanni.

Omai due volte Monese e Pácoro
    Gl’inauspicati impeti vinsero
        De’ nostri; agli esigui monili
        12Gongolando essi aggiungon la preda.