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198 dialoghi delle cortigiane.

un paio di sandali dorati, o ingrata: e una volta mi ricorda ancora una gran girella di formaggio del Giteo.1

Mirtale. Tutto cotesto, o Dorione, è roba di un cinque dramme.

Dorione. Secondo il potere di un marinario, o Mirtale, è grassa paga. Ora che sono il primo remo del lato destro, ora mi disprezzi. Poco fa nella festa di Venere non posi io per te una dramma d’argento appiè della dea? Un’altra volta alla mamma tua due dramme per le scarpette: e spesso in mano a Lida ora due, ora quattr’oboli. Tutte queste cose insieme sono l’avere d’un marinaio.

Miriate. Le cipolle, e le saperde, o Dorione?

Dorione. Sì: più non avevo per portartelo: se ero ricco io non remavo. A mia madre non le ho portato mai una sola testa d’aglio. I’ ti vorrei proprio sapere i doni che ti fa il Bitino.

Mirtale. Vedi questa vestetta? me l’ha comperata egli, e questa collana massiccia.

Dorione. Egli? io te la so da tanto tempo la collana.

Mirtale. Quella che sai tu era più leggiera, e senza smeraldi. E questi orecchini, e un tappeto, e poco fa due mine, ed ha pagato anche la pigione per noi. Altro che zoccoli di Pataro, formaggio del Giteo, ed altre bagattelluzze.

Dorione. E con chi ti corchi non lo dici questo? Ha sopra cinquant’anni, senza un capello in capo, ha la pelle come il guscio d’un granchio. E non vedi bei denti che ha in bocca? Quanto è aggraziato, o Dioscuri, specialmente quando canta e vuol fare lo spasimato: pare un asino che suona la cetra! Godilo col buon pro’, che ne se’ degna: e vi possa nascere un granchiolino che sia tutto il padre. Io m’acconcerò con Delfida o Cimbalina che fanno per me, o con la vicina nostra la zufolatrice, o mi troverò qualche altra. I tappeti, le collane, e le paghe di due mine non le danno tutti.

Mirtale. Beata lei che t’avrà per innamorato, o Dorione: chè tu le porterai cipolle da Cipro, e formaggio dal Giteo quando arriverai.

  1. Giteo, porto della Laconia.